Chi sei e dove nasce la tua passione per il Motorsport e per la Comunicazione in ambito Motorsport?
Sono Rebecca, nata a Torino – città famosa per la Fiat e il Motorsport. Quand’ero piccola vivevo di fronte la pista del Lingotto, che una volta veniva usata per le gare automobilistiche. È anche grazie alla location della mia casa che è nata la passione per le piste ed il Motorsport. L’ho sempre avuta, sin da bambina. La domenica, in famiglia, guardavamo le gare di Formula 1, MotoGP e Superbike. Era legge. Crescendo, però, il mio tifo e la mia passione si sono trasformati. La mia passione era differente rispetto a quella dei miei familiari.
Fin da bambina, sognavo di fare la giornalista in Formula 1 o in MotoGP. L’idea poi di unire questa passione al mondo della comunicazione è nata più avanti, quando al liceo - ho fatto il liceo classico della comunicazione – ho avuto la fortuna di conoscere un addetto stampa che, dopo aver letto un mio comunicato stampa, mi disse “Un giorno io e te saremo colleghi”. E da lì mi son detta: perché non provare a diventare un addetto stampa? È stato in quel momento che ho scelto quale sarebbe stato il mio obiettivo professionale.
Purtroppo, però, a causa di un linfoma, mi son dovuta fermare per un po’ di tempo. Nonostante tutto, non mi sono mai arresa e ho sempre pensato di doverci comunque provare, nel bene o nel male. E questa cosa mi ha anche un po’ aiutato a rimanere legata alla realtà perché, in un momento del genere, ci si potrebbe perdere o lasciar andare. Ammetto che c’è stato un momento in cui ho pensato che magari non facesse per me, o magari non succederà, ma non mi sono voluta arrendere e mi sono detta: ci proverò finché posso, finché ho una possibilità. E ho fatto bene!
Perché hai scelto di frequentare il Master?
Avevo inviato una mail a Sky Motori, chiedendo se ci fosse possibilità di fare un internship, e mi hanno consigliato il Master Motorsport Digital Communication poiché mi avrebbe fornito le basi per poi accedere, magari anche in un futuro, a Sky.
Avevo appena iniziato a scrivere per una rivista di Motorsport – GPone– e collaboravo anche con una radio nell’ambito calcistico – Radio Bianconera – avevo fatto la tesi all’Università qui a Londra sulla comunicazione nel Motorsport, però sentivo che mi mancavano degli elementi. Mi mancava la possibilità di parlare con qualcuno dell’ambiente che mi dicesse come fare poiché, anche quando facevo la giornalista in GPone, scrivevo come mi veniva da scrivere. Non conoscevo bene come strutturare un articolo e, in quest’ambito frenetico, nessuno te lo spiega. Volevo quindi capire cosa migliorare, affiancandomi a persone del settore. Inoltre, avevo anche compreso l’importanza del networking in un ambiente come il Motorsport: avere delle figure di riferimento nel paddock è qualcosa che ti può aiutare sempre, non solo quando sei uno studente e stai imparando. Ho pensato, quindi, che questo Master potesse essere un’ottima occasione per aumentare le mie competenze ma anche per creare proprio quel network di conoscenze che stavo cercando.
Cosa ti aspettavi da questo Master? Ha soddisfatto le tue aspettative?
Credo che le aspettative non siano state solo soddisfatte ma anche superate, proprio per il legame che si è creato con i docenti all’interno della classe. Inizialmente, ero anche un po’ agitata perché leggevo questi grandi nomi nella brochure. Conoscevo molto bene i docenti, ma sempre molto da lontano – li seguivo sui social. Sapevo benissimo che erano delle figure di riferimento nel mondo del Motorsport, e la mia aspettativa era quella di creare un network e imparare il più possibile da queste persone. Desideravo acquisire competenze su come scrivere un comunicato stampa efficace per un ambiente come quello del Motorsport, ma anche imparare come si parla in televisione – rubando consigli che nessuno mi aveva mai dato - anche se avevo già avuto esperienze in tv. Era importante per me ricevere un feedback da persone dell’ambiente.
Con i docenti si è creato un rapporto che andava al di là della singola lezione. È capitato, quando ho iniziato ad andare alle gare e farmi vedere nell’ambiente, che mi riconoscessero. È ciò che è accaduto proprio con Lucio Cecchinello a Misano; io ero di spalle ed è venuto a salutarmi dicendomi “Ciao Rebecca, sei quella del Master!”. Poi, ovviamente, abbiamo iniziato a parlare e mi ha anche chiesto dei feedback sulla sua lezione in modo più informale. Oppure, quando sono stata al Circuito di Catalogna, ho incontrato Antonio Boselli che mi ha fatto una lezione extra; mi ha detto “Seguimi. Ti faccio vedere come è nella pratica!”. Nelle slide e nei materiali del Master è spiegato tutto molto bene, con tantissimi esempi e workshop pratici, ma mettere in pratica - direttamente in pista - quanto imparato è stata un’opportunità incredibile.
Quale aspetto ti ha colpito di più?
Mi ha colpito molto la struttura delle lezioni in aula; oltre alle slide, si facevano molte attività pratiche con feedback diretti e moltissimi consigli sul lavoro svolto. Una delle lezioni che mi ha colpito di più è stata quella con Motorport.com – si è parlato dei tempi con cui fare un’intervista – ma anche i tre giorni di workshop in Evolvency, a San Marino, sono stati un’esperienza umana incredibile. Lì abbiamo anche creato e montato un video. È stato un qualcosa che io non avevo mai fatto in ambito Motorsport con quegli elementi e con quei programmi. In quei tre giorni abbiamo lavorato tutti in team e sembrava un po’ di essere nel paddock, anche se nella realtà non lo eravamo.
Cosa ritieni sia stato più utile ed interessante per la tua crescita professionale?
Quando sono arrivata il primo giorno in Qatar, per la mia esperienza come Press Officer per American Racing Team in Moto Gp - grazie alle spiegazioni e gli aneddoti di Alen Bollini di Yamaha Factory Racing - già conoscevo come era fatta l’agenda di un pilota e quella di un addetto stampa. Già sapevo come rivolgermi ai giornalisti e come contattarli. Se non avessi frequentato il Master, tutto ciò non sarebbe stato possibile. Invece, è proprio sin dal primo giorno nel paddock che devi far vedere a tutti chi sei, perché tutti si aspettano qualcosa da te. Lì ho avuto la sicurezza per dire: ok posso farlo perché so come si fa. È stato importante anche comprendere che, a volte, i no ad un’intervista – ad esempio – non sono per forza dei no definitivi, perché anche i giornalisti hanno un’agenda molto fitta. Grazie alla conoscenza delle varie tempistiche e agende, nessuno si è chiesto da dove arrivassi. Al contrario, mi hanno aiutato a creare subito delle connessioni con i giornalisti perché notavano che io sapevo relazionarmi con loro, sapevo come chiedere le cose e conoscevo le loro agende perché ci era stato spiegato durante il Master – sia durante il workshop in Evolvency che nelle lezioni di Antonio Boselli. Tutto questo è stato molto apprezzato in pista, e molti giornalisti sono rimasti in contatto con me anche dopo questa esperienza.
Inoltre, American Racing team è un team particolare perché, essendo un brand americano, i giornalisti italiani, o spagnoli, non erano molto interessati a fare delle interviste. Quindi, toccava a me creare delle storie e generare interesse in loro. Ad esempio, il pilota Seon era americano ma parlava perfettamente spagnolo; era nuovo, aveva fatto il Moto America ma non aveva molta esperienza con le gare europee. Molti giornalisti spagnoli, quindi, non chiedevano interviste perché cercavano qualcuno che parlasse spagnolo. Far sapere ai giornalisti che questo pilota parlava benissimo lo spagnolo è stato un modo per creare una storia, creare interesse e i giornalisti spagnoli hanno iniziato ad intervistare anche lui.
Dal punto di vista umano cosa ti porti a casa da questa esperienza formativa?
Beh, una volta in aula, ho scoperto che c’erano più ragazze che ragazzi. Questo ti fa sentire un po’ meno sola, perché per una ragazza è un po’ particolare avere una passione del genere. Mi ha rassicurato molto vedere delle giovani donne come me che, con la mia stessa passione e con la mia stessa fame, erano pronte a mangiarsi il paddock, a mangiarsi il mondo ed entrare in un ambiente considerato prettamente maschile. Questa è la dimostrazione che, anche in quest’ambito, le strade per noi ragazze sono sempre più aperte e ci sono sempre più possibilità.
Perché consiglieresti questo Master?
Quando qualcuno me lo chiede, io dico sempre che il Master Motorsport Digital Communication ti da quelle basi per arrivare in Moto GP con gli elementi giusti per far vedere chi sei, per non mostrarsi totalmente spaesati e, già dal giorno uno, tirare fuori tutte le qualità che si posseggono. Grazie al Master si acquisiscono proprio quegli elementi e strumenti che mai nessuno ti insegnerà nel paddock, quegli elementi che ti rendono una figura professionale appetibile. Quando entrerai nel mondo del Motorsport, potrai essere considerata una persona di riferimento non solo dal team per il quale lavori ma anche al di fuori di esso. Senza il Master non avrei mai acquisito questi elementi e non avrei mai raggiunto il mio obiettivo principale: diventare Press Officer per un Team MotoGP. Quindi, oltre alla competitività e all’ambizione – che da sole non bastano – servono proprio quelle specifiche competenze e quegli specifici strumenti che solo il Master Motorsport Digital Communication potrà darvi.
Rebecca, dal Master Experis Academy alla MotoGP
Rebecca Sicali racconta come sia diventata Press Officer in MotoGP grazie alle nozioni apprese durante il Master Motorsport Digital Communication di Experis Academy